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Conosci la tua propensione al rischio?

Per investire i propri risparmi senza sorprese è essenziale conoscere la propria attitudine al rischio. Ecco perché.

Nel settore finanziario, prendere decisione sbagliate può avere effetti rovinosi quali perdita di capitale ma anche di fiducia nel proprio consulente, persino rinuncia a fare nuovi investimenti. Ma quali sono i meccanismi mentali che inducono gli esseri umani a sbagliare? Sicuramente alla base degli errori ci sono irrazionalità e mancanza di autocontrollo, ovvero incapacità di focalizzare consapevolmente obiettivi e orizzonti temporali degli investimenti insieme a una errata percezione della propria propensione al rischio.

Secondo le teorie di Thaler, pioniere della finanza comportamentale, le persone tendono a semplificare le loro decisioni in ambito finanziario, concentrandosi sull’impatto circoscritto di ogni singola decisione e perdendo di vista l’orizzonte complessivo. Un altro aspetto dell’irrazionalità evidenziato dalla finanza comportamentale è la “naturale avversione alla perdita” nei confronti di un bene in nostro possesso. Questa avversione è molto forte: si ritiene che una perdita pesi 2,5 volte più di un guadagno dello stesso importo.

Inoltre, di fronte a una perdita, un investitore può farsi prendere dalla tentazione di rischiare di più per tornare velocemente in pari, un po’ come succede con i giocatori d’azzardo. In questi casi la probabilità di prendere una decisione sbagliata è assai elevata. Quando ci troviamo a prendere decisioni importanti, specie in campo finanziario, è necessario ricercare e valutare attentamente tutte le informazioni rilevanti per decidere. Ma farlo è faticoso e richiede competenze adeguate. 

QUANDO EURISTICHE E BIAS COGNITIVI PRENDONO IL POSTO DELLA RAZIONALITA’

In mancanza di un metodo razionale e sistematico per prendere decisioni ci serviamo, spesso in maniera inconscia, delle cosiddette “euristiche” o ricorriamo a quelli che vengono definiti “bias cognitivi”. Le euristiche (dal greco heurískein: trovare, scoprire) sono delle “scorciatoie” del pensiero che riducono nettamente lo sforzo cognitivo che dobbiamo compiere per poter prendere la decisione, facilitando il raggiungimento dell’obiettivo.

Nella vita di tutti i giorni le euristiche molte volte possono anche funzionare, ma in campo finanziario succede di rado. Un esempio di euristica va sotto il nome di “rappresentatività”. In questo caso l’errore comportamentale consiste nell’utilizzare stereotipi o pregiudizi per valutare una situazione. Per esempio, tendiamo a valutare professionalmente una persona in base a come si presenta o a come si veste. Ci aspettiamo che un architetto vesta in maniera informale o eccentrica e che un consulente finanziario indossi un completo scuro, magari con la cravatta in tinta. Tendiamo, quindi, a non fidarci di un consulente finanziario in jeans e t-shirt (a meno che non lo conosciamo di persona) anche se eccelle nella sua professione. Ecco perché i consulenti finanziari si vestono in grisaglia...

Un’altra euristica è quella della “disponibilità”, ovvero la tendenza ad attribuire a un evento una probabilità basata sulla numerosità e sulla facilità con cui ricordiamo il manifestarsi di tale evento (disponibilità di ricordi legati all’evento). In altri termini, in mancanza di dati reali che aiutino a decidere razionalmente, ci affidiamo alla nostra memoria che, però, conserva cognizioni fortemente influenzate da quanto siano recenti gli eventi ricordati e da quanto ci abbiamo impressionato, oltre al fatto che si tratta spesso di esperienze negative. Si tratta quindi di “informazioni” tutt’altro che razionali in quanto distorte dalla psiche e dalle esperienze personali. Mentre le euristiche sono scorciatoie comode e veloci estrapolate dalla realtà che consentono di prendere decisioni rapide (il più delle volte efficaci nella vita di tutti i giorni) i bias cognitivi sono invece euristiche inefficaci, ovvero pregiudizi astratti che non si basano su dati reali e ponderati.

I bias cognitivi sono errori di ragionamento che applicati al mondo della finanza possono causare seri problemi. Quali sono i più comuni bias cognitivi? Quello di “conferma”, per esempio, per il quale la gente tende a circondarsi di persone che la pensano allo stesso modo, con ciò ottenendo la conferma che quel particolare modo di pensare è giusto perché “diffuso”. Simile al bias di conferma, è il bias “di gruppo” secondo il quale si tende a sopravvalutare il gruppo di appartenenza e a sottovalutare tutti gli altri. Di conseguenza il successo del proprio gruppo è meritato mentre quello degli altri è pura fortuna (come sanno bene i tifosi delle squadre di calcio!). Un corollario del bias di gruppo, particolarmente diffuso nel mondo degli investimenti, è l’effetto gregge: se lo fanno tutti gli altri dev’essere per forza la decisione giusta!

GLI ITALIANI SONO GRANDI RISPARMIATORI MA INVESTITORI PAUROSI E POCO COMPETENTI

Un altro aspetto che interferisce con una sana propensione agli investimenti è la scarsa competenza finanziaria dei risparmiatori. In Italia si è molto più propensi al risparmio, meno all’investimento. I motivi, oltre che fisiologici (calo dei consumi, paura di un futuro incerto che alimentano i risparmi, specie in tempo di Covid) sono fortemente connessi a una scarsa alfabetizzazione finanziaria, che spinge le persone a tenere fermi miliardi di euro.

Secondo la Banca d’Italia a fine giugno 2020 erano quasi 1.904 miliardi di euro i depositi bancari degli italiani (contando anche Bancoposta), prendendo in considerazione sia le famiglie sia le imprese (1.160 miliardi circa riconducibili alle sole famiglie).

Oltre a ciò, secondo un’indagine di S&P e Banca Mondiale, l’Italia occupa un triste 63° posto nella classifica mondiale per conoscenza dei meccanismi finanziari da parte della popolazione. In Italia solo il 37% degli adulti ha le conoscenze minime di finanza e gestione del risparmio.

LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA E’ L’EDUCAZIONE FINANZIARIA

E’ necessario, pertanto, migliorare a livello sistemico la capacità di comprensione dei prodotti finanziari da parte dei risparmiatori attraverso l’educazione finanziaria. Oltre a aumentare le competenze finanziarie, l’educazione finanziaria favorisce la crescita di consapevolezza nelle decisioni di investimento. Non basta conoscere i prodotti finanziari, ma è anche essenziale avere chiaro il proprio profilo di risparmiatore.

La normativa comunitaria MIFID (Markets in financial instruments directive) prevede che nei servizi di gestione di portafogli e consulenza in materia di investimenti, l’intermediario debba raccogliere presso il cliente tutte le informazioni che gli consentono di valutare l’adeguatezza dell’investimento proposto rispetto al profilo del cliente stesso, con particolare riferimento alla sua propensione al rischio.

IL QUESTIONARIO DI THANKS FINANCE

Thanks Finance , una start up innovativa del fintech di recente costituzione, ha sviluppato un questionario digitale di rilevazione della tolleranza al rischio, elaborato con la consulenza di tre docenti dell’UPO (Università Piemonte Orientale) che applica i principi della finanza comportamentale.

Il questionario prevede 5 livelli di propensione al rischio: molto bassa, bassa, media, alta, molto alta. Per ciascun livello di rischio viene fornita una specifica griglia di macro assett adeguata a quel livello.

Il questionario consente di valutare l’adeguatezza di un investimento al profilo del risparmiatore, tenendo conto della sua capacità di risparmio, delle sue conoscenze in ambito finanziario, delle finalità e dell’arco temporale dell’investimento nonchè della sua propensione al rischio.

La compilazione del questionario richiede pochi minuti ed è del tutto gratuita (clicca qui per farlo: https://thanksfinance.com/questionario/).

Per il Ceo di Thanks Finance Srl, Biagio Adile, "il questionario digitale di Thanks Finance rappresenta un prezioso momento di educazione e approfondimento finanziario, un’occasione per sviluppare consapevolezza circa l’importanza della profilazione rispetto al percorso di investimento".

 

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