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Personal trainer freelance: le risposte alle domande frequenti

500 milioni di euro e un pacchetto completo di servizi "su misura" per le imprese alberghiere.

Negli ultimi anni, e complici le limitazioni per il contenimento del Coronavirus, la figura del personal trainer freelance ha ottenuto un notevole successo, diventando una delle più importanti nel settore del fitness e dello sport.

Costrette a casa e con le saracinesche delle palestre abbassate, sempre più persone hanno scelto di affidare il proprio benessere a veri e propri professionisti capaci di seguirle con gli allenamenti personalizzati anche a distanza.

Più che a un’eccezione, la pandemia ha aperto la strada ad una regola destinata a diventare di tendenza. Secondo diverse stime, la figura personal trainer sarà tra le più richieste dei prossimi anni, offrendo eccellenti opportunità di guadagno.

Cosa bisogna fare per svolgere la professione di personal trainer in maniera autonoma? Qual è l’iter da seguire? In questo articolo, risponderemo alle 5 domande più frequenti sull’argomento.

  • 1) Chi è il personal trainer freelance?
    • Si tratta del professionista che opera nel settore dello sport e del fitness e che si occupa di seguire gli atleti durante gli allenamenti o, semplicemente, di assistere coloro i quali vogliono migliorare la propria forma fisica con consigli e suggerimenti pratici sugli esercizi da svolgere e sull’alimentazione da seguire.
    • I personal trainer freelance possono collaborare direttamente con la persona interessata - facendosi pagare la seduta con regolare fattura - o con centri di fitness e palestre.
  • 2) Come si diventa personal trainer freelance?
    • Il personal trainer che opera come freelance deve essere in possesso della partita IVA e deve rispettare tutti gli adempimenti burocratici previsti dalla disciplina che regola il lavoro autonomo, quale, ad esempio, l'iscrizione alla Gestione Separata INPS.
    • È molto consigliato, in fase di valutazione, prevedere la stipula dell’assicurazione infortuni e malattia per liberi professionisti, fondamentale per non mettere a repentaglio il proprio tenore di vita anche in caso di eventi imprevisti.
  • 3) Quali studi bisogna fare per diventare personal trainer?
    • Non esiste un percorso formativo predefinito e per diventare personal trainer si possono seguire diverse direzioni. Il punto di partenza è conseguire la laurea triennale in Scienze Motorie e Sportive, prevista in quasi tutti gli atenei italiani, e poi affinare le proprie competenze iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale specifico.
    • Tuttavia, la laurea non è obbligatoria e si può optare per corsi intensivi, certificati ASI / CONI, che abilitino alla professione. 
  • 4) Quali sono i compiti del personal trainer?
    • Le normali mansioni del personal trainer sono:
      • Individuare gli esercizi adatti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati
      • Monitorare i progressi fatti e/o attuare azioni correttive
      • Rimodulare i piani di allenamento in funzione dei risultati ottenuti e delle nuove esigenze
      • Educare all’importanza dell’attività fisica e di uno stile di vita attivo
      • Fornire suggerimenti e consigli sull’alimentazione da seguire
  • 5) Come muoversi in un mercato tanto competitivo?
    • In pochi anni, il settore dei personal trainer freelance è diventato molto competitivo e, soprattutto agli inizi, trovare nuovi clienti potrebbe risultare più complicato del previsto. Grazie all’evoluzione del mondo digitale, bastano piccoli investimenti per far diventare il web un valido metodo di promozione.
    • In questo senso, il primo step è dare vita al proprio sito web professionale e ottimizzarlo seguendo le best practice SEO. Anche i social sono indispensabili per raggiungere il pubblico in target e, proprio per questo, è necessario mettere a punto una strategia di contenuti che catturi l’attenzione. Non basta divulgare immagini, bisogna suscitare in chi legge un’emozione memorabile.
    • Si può anche decidere di incanalare il proprio budget su annunci a pagamento su Facebook, Instagram o Google e, perché no, di coniugare le attività di marketing online a quelle offline, affidandosi al volantinaggio e al classico passaparola.

 

 

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