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Francesca Esposito: quello che le parole non dicono

Le prime donne della mia vita sono state Filomena, mia nonna, e sua sorella e mia prozia, Anna. Sono cresciuta con il loro esempio di donne già contemporanee all'epoca. Senza troppi giri di parole, con la loro sola presenza, mi hanno insegnato l’una ad ascoltare il cuore, l’altra a usare le parole. Nel corso della mia vita personale e professionale di donne ne ho incontrate e vissute tante. A ognuna di loro devo un pezzo che compone il mio mosaico. Di ciascuna porto il nome e la storia. Perché io stessa sono stata e sono ciascuna di loro.

Dalla mia prozia ho appreso che le lettere non sono solo segni grafici su un campo bianco. Da Anna ho ereditato l'amore per la scrittura e la filosofia. Dalla nonna, ho imparato la storia tramandata a voce e la fatica del lavoro manuale che lascia cicatrici visibili e invisibili.

L’eredità di entrambe è passata a mia madre, che oltre a correggere ancora i miei scritti e a darmi consigli sulla grammatica, ha passato dalle sue alle mie mani la maternità. A essere madre me lo ha insegnato prima lei, poi mio figlio.

Dall’essere madri e figli non si sfugge, anche a distanza. Le loro vite declinate al femminile senza alcuna strada preclusa, hanno segnato la via che poi ho intrapreso.

Nel corso della mia vita personale e professionale di donne ne ho incontrate e vissute tante.

#Donne che mi hanno presa in giro per tirarmi fuori l’ostinazione e l’avversione per la resa.

#Donne che mi hanno insegnato la cura di sé o che l’importante è che testa hai.

#Donneche mi hanno accarezzato o urlato contro.

#Donneche mi hanno invidiato o amato, che mi hanno sorretto o fatto cadere.

#Donne che hanno rallentato o accelerato il mio passo.

#Donne che mi hanno parlato dai loro libri e donne che mi hanno guardato in silenzio.

#Donne davvero forti e donne estremamente fragili.

#Donne che hanno messo la vita in quello che fanno e donne che invece hanno scelto di galleggiare in superficie.

A ognuna di loro devo un pezzo che compone il mio mosaico. Di ciascuna porto il nome e la storia. Perché io stessa sono stata e sono ciascuna di loro.

Essere donna non è solo una “condizione” o un “diritto di genere”. La vita sempre trasborda dalle parole che la dicono e la giudicano ed è in questo il loro limite. E la nostra forza.

 

Francesca Esposito

Responsabile Comunicazione e Media relations Finlombarda 

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