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Celeste D'Arrando: non solo una ricorrenza

La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Ricordiamo tutte le donne, la cui dignità spesso è stata e viene tuttora calpestata, solo per la loro condizione di genere, come se fossero meno competenti, meno capaci, meno meritevoli.

Stereotipi alimentati da una società miope. Ricordarci ogni giorno che siamo esseri umani con pari opportunità vuol dire essere una società civile, nel vero senso della parola.

L’emancipazione femminile è stata caratterizzata in passato da una continua lotta per la propria autodeterminazione, per affermare il diritto al voto, per poter lavorare, per poter studiare, per poter vivere semplicemente come qualsiasi altro essere umano.

La storia ci racconta quanto invece tutto questo non è scontato, ci consegna immagini di donne schiavizzate, che non avevano alcuna libertà, nemmeno di decidere chi sposare, e che servivano solo per prendersi cura della famiglia.

Guardando ai dati relativi al nostro Paese, sono stati fatti dei passi in avanti dagli anni 70, con un tasso di occupazione femminile che è aumentato dal 33,5% al 49,5% nel 2018.

Tuttavia, si stima che ci vorranno ancora 60 anni per raggiungere una vera parità di genere, tenendo anche in considerazione che spesso le donne non lavorano a tempo pieno.

Inoltre, la pandemia, ha purtroppo amplificato alcune situazioni, donne spesso costrette a convivere con compagni violenti e abituate a subire in silenzio abusi inaccettabili: nei primi dieci mesi dell’anno 2020, secondo i dati Eures, sono stati commessi 91 femminicidi, una donna uccisa ogni 3 giorni.

E se durante il lockdown le chiamate al numero di emergenza 1522 sono calate è proprio perché le possibilità di chiedere aiuto erano pressoché inesistenti.

In questi 3 anni, ho sostenuto con forza ogni attività che venisse proposta in Parlamento a tutela e a sostegno delle donne, contribuendo concretamente alle importanti mozioni discusse alla Camera dei Deputati, dove abbiamo sottolineato anche la doppia discriminazione che subiscono le donne con disabilità.

Altro importante atto è stato il “Codice Rosso” con il quale abbiamo consentito di applicare in maniera immediata misure di protezione per le donne vittime di violenza.

L’aspetto economico della violenza non è purtroppo trascurabile: le donne che vengono accolte nei centri oltre a denunciare casi di violenza psicologica (per il 79%), fisica (al 61%), sono vittime anche di violenza economica (al 34%). Il controllo ossessivo sul denaro speso, la mancata libertà nel comprare ciò di cui si ha bisogno e le minacce di togliere la disponibilità alle risorse sono strettamente legati a un’indipendenza economica che molte donne faticano a conquistare perché non esistono ancora uguali condizioni di accesso al mondo del lavoro.

Siamo nel 2021 e la nostra società continua ancora a mantenere vivi certi stereotipi e pregiudizi nonostante che senza la donna, semplicemente, non esisterebbe la società stessa.

E allora in questa giornata è giusto ricordare alcuni degli obiettivi su cui è necessario ancora lavorare:

– Diritto al lavoro, compresa l’opportunità di ricoprire ruoli dirigenziali

– Diritto alla maternità, ripensando il welfare e i servizi, al fine di supportare le giovani madri così come i padri, perché anche loro hanno diritto a godere della paternità

– Diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza economica, contrastando così anche la violenza domestica.

 

Celeste D'Arrando

Parlamentare Movimento 5 Stelle

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