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Decreto Sostegni bis: cassa integrazione e licenziamenti

Permane il blocco dei licenziamenti ma solo per alcuni settori colpiti dalla crisi Covid-19: per questi ultimi è prevista la fruizione della cassa integrazione gratuita Covid-19 per ulteriori 17 settimane, fino al 31 ottobre 2021. 

Il blocco dei licenziamenti è stato introdotto dal primo decreto Cura Italia nel marzo 2020 e ha rappresentato lo strumento che ha permesso di salvare migliaia di posti di lavoro a rischio a causa della crisi generata dal Covid-19. Si è trattato di un provvedimento di natura eccezionale, necessario per tutelare i lavoratori maggiormente colpiti dalla pandemia. 

Il Decreto Sostegni ha previsto il blocco dei licenziamenti selettivo,  riservato alle aziende che beneficiano ancora degli indennizzi salariali stabilendo due date:

  • il 30 giugno 2021 per tutte le aziende che stanno sfruttando la cassa integrazione ordinaria;
  • il 31 ottobre 2021 per tutte le aziende che stanno utilizzando la CIG in deroga o l’assegno ordinario.

Dietro le tante pressioni del mondo imprenditoriale con il Decreto Sostegni bis, conosciuto anche come decreto lavoro, si conferma il divieto di licenziamento ma solo per alcuni settori maggiormente colpiti dagli effetti dell’emergenza Covid, e per i quali non vi è stato ancora segnale di ripresa, quali abbigliamento, pelletteria e calzature, tessile. Data quindi la possibilità ai datori di lavoro appartenenti a questi settori, che dal 1° luglio 2021 si troveranno nella condizione di dover sospendere o ridurre l’attività lavorativa, di chiedere i trattamenti di cassa integrazione ordinaria (CIGO) e assegno ordinario (AO) per Covid, per un periodo massimo di 17 settimane, fino al 31 ottobre 2021. 

Previsti anche:

  • allungamento della cassa integrazione straordinaria (CIGS), con blocco dei licenziamenti collegato, per un massimo di 13 settimane per gli 85 tavoli di crisi ad oggi aperti presso il Ministero dello Sviluppo Economico;
  • 6 mesi di CIGS per le aziende del settore aereo, i cui sindacati sono sul piede di guerra ed hanno proclamato uno sciopero generale di 24 ore per domani martedì 6 luglio, con blocco dei licenziamenti collegato;
  • 13 ulteriori settimane di CIGS, con scadenza 31 dicembre 2021, per le imprese che non hanno più a disposizione strumenti di integrazione salariale, ovvero che hanno esaurito tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione per l'emergenza pandemiologica. Superfluo ribadire che gli imprenditori che ne usufruiranno non potranno licenziare.

Blocco dei licenziamenti confermato anche per le aziende che utilizzano Fondi di Solidarietà (nei settori del terziario, artigianato e somministrazione) o la Cassa in deroga.

Prevista anche l’istituzione, presso il Ministero del Lavoro, di un Fondo per il potenziamento delle competenze e la riqualificazione professionale (FPCRP), per  finanziare progetti formativi per i lavoratori destinatari dei trattamenti di integrazione salariale, nonché ai percettori della NASpI.

Non siamo ancora usciti da una situazione emergenziale che non possiamo permetterci di sottovalutare, e le cui conseguenze potrebbero essere peggiori di quelle immaginabili. Ci sono con l'inizio dell'estate alcuni positivi segnali legati alla graduale riapertura delle attività, ma sono non più rinviabili iniziative serie e concrete per garantire strumenti adeguati a sostegno di chi ha perso il lavoro, da una parte, e, dall'altra, per dar vita ad un reale piano di incentivi per invogliare le imprese ad assumere.

Ci sono anche settori esclusi dal blocco dei licenziamenti che continuano però a risentire gravemente della crisi economica. Quella attuale potrebbe davvero essere una opportunità per porre in essere una massiccia opera di rilancio dell'occupazione nel nostro Paese, partendo dalla non più rinviabile riforma degli ammortizzatori sociali

 

Fonte: Decreto Legge 25 maggio 2021, n. 73, G.U.R.I. 25 maggio 2021, n. 123

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