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Fincantieri affonda nell’amianto: condannata al risarcimento del danno per carcinoma del polmone

Svolta della giurisprudenza in caso di tumore del polmone nei cantieri navali, il Tribunale di Livorno accoglie le richieste dell’Avv. Ezio Bonanni.

Il Tribunale di Livorno, come Magistratura del lavoro, ha condannato Fincantieri S.p.A. a risarcire più di 500mila euro i familiari di un operaio deceduto a 76 anni per un tumore del polmone provocato dall’amianto a cui era esposto sul luogo di lavoro.

La vittima ha lavorato più di 20 anni nel cantiere navale di Livorno, di cui era titolare Fincantieri, in condizioni sovrapponibili ai cantieri navali di La Spezia (Muggiano), Genova (Sestri Levante e Riva Trigoso) e Trieste. La società Fincantieri ha utilizzato amianto per la costruzione delle unità navali, comprese quelle della Marina Militare. L’impatto dell’uso dell’amianto nella cantieristica navale è stato rilevante, come si evince dai dati dell’ONA, che ha censito sia i casi di mesotelioma che delle altre malattie asbesto correlate: asbestosi, ispessimento pleurico e placche pleuriche, tumore della laringe e altri cancri. Perciò, l’ONA prosegue la sua mobilitazione per la tutela preventiva, cioè evitare future esposizioni e sanitarie, con la diagnosi precoce e la terapia e cura di queste malattie asbesto correlate. Infatti il risarcimento del danno è soltanto riparatorio sotto il profilo monetario di un pregiudizio che si è già verificato, e che non restituisce la salute e la vita. Ecco perché l’ONA insiste perché, con la più ampia collaborazione tra tutte le istituzioni e le associazioni, si giunga alla completa e totale bonifica e messa in sicurezza per evitare le future esposizioni. Solo così, infatti, si potrà vincere la battaglia contro l’amianto, e debellare l’epidemia di malattie asbesto correlate, che nel 2023 ha provocato solo in Italia altri 7000 morti. 

Quest’altra vittoria per l’avvocato Ezio Bonanni e l’Osservatorio Nazionale Amianto, di cui è presidente, si aggiunge alla costante battaglia in difesa di tutti i lavoratori esposti inconsapevolmente alla fibra killer e che hanno subito gravi danni alla propria salute, tali da provocare persino la morte prematura, come nel caso dell’operaio livornese.

Per 21 anni ha manipolato amianto friabile ricoprendo la mansione di scalpellinatore, carpentiere e manutentore allo stabilimento di Livorno della azienda di cantieristica navale. Inoltre l’asbesto era presente nei locali, negli impianti, nelle coibentazioni e nelle tubature. Questa costante esposizione e la mancanza di utilizzo di dispositivi di protezione individuali sono state accertate anche dall’INAIL, che aveva già riconosciuto alla vittima i benefici previdenziali.

Adesso il giudice condanna Fincantieri al risarcimento dei familiari e dispone per la moglie e i due figli più di 27mila euro ciascuno come risarcimento dei danni non patrimoniali sofferti dalla vittima. A questi aggiunge altri 184mila euro per la vedova per i danni subiti personalmente per la perdita del compagno con cui aveva condiviso più di 50 anni di vita insieme. Inoltre condanna l’azienda a risarcire anche i due figli per i danni subiti, con una cifra di più di 143mila euro ciascuno.

«Siamo di fronte all’ennesima condanna a carico di Fincantieri – ha dichiarato l’avvocato Bonanni, che ha assistito la famiglia -. Non si comprendono le ragioni per le quali abbia potuto omettere di informare le maestranze che questo minerale fosse un killer, capace di provocare morte, come purtroppo si è verificato. Sono state violate tutte le misure di sicurezza. Continuerò la battaglia contro l’amianto perché tutti conoscano i danni che provocano queste fibre. È una battaglia che dobbiamo vincere insieme, perché tutti sappiano che inalando questi veleni, senza precauzioni, si va incontro alla morte».

Non stupisce quindi che il settore della cantieristica navale sia uno di quelli dove si registrano più casi di vittime d’amianto. Solo le vittime di mesotelioma, secondo il Rapporto ReNaM redatto dall’INAIL, comprendono quasi il 3% di tutti i casi nel nostro Paese. Le mansioni più a rischio sono proprio i saldatori e i carpentieri, che, insieme, racchiudono 269 casi di mesotelioma. L’ONA assiste tutti questi lavoratori che hanno subito danni alla salute e i loro familiari, per far sì che ottengano il riconoscimento dei propri diritti.

La sentenza del Tribunale di Livorno è fondamentale anche perché chiarisce che “in considerazione dell’abitudine tabagica [della vittima] (36 pacchetti l’anno) è indubbio che siamo in presenza di una esposizione ad agenti cancerogeni che hanno agito in maniera concausale”. Questa affermazione trova conferma anche in diversi studi epidemiologici: “Benché il fumo di tabacco influenzi il rischio complessivo di tumore al polmone, questo effetto non diminuisce il rischio di tumore del polmone attribuibile all’esposizione all’amianto” (Consensus di Helsinki, 2014). Inoltre nello stabilimento, anche dopo che fu messo al bando l’uso dell’amianto nella costruzione delle navi, continuava a esserci il pericolo di esposizione perché questo materiale era ancora presente nelle navi più vecchie che venivano qui riparate e in quelle che provenivano da Paesi esteri, dove l’amianto era ancora in uso.

Fonte: Osservatorio Nazionale Amianto

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