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Dalle fibre tessili alle fibre di amianto: INPS condannata a rivalutare pensione lavoratori azienda di filati MA.TE.SI. S.p.A

È il caso degli ex dipendenti dell’azienda di filati MA.TE.SI. S.p.A., che hanno ottenuto la conferma della decisione di primo grado emessa dal Tribunale di Termini Imerese, che sentenziò che tutte le pensioni dei dipendenti fossero rivalutate e riliquidate con una maggiorazione mensile di circa € 500, 00.

Il Tribunale, stabilendo che dovessero essere liquidati gli arretrati di almeno dieci anni dalla domanda, ha permesso la liquidazione di cospicui arretrati per questi lavoratori hanno subito elevata esposizione ad amianto presente nei macchinari della fabbrica, dalle guarnizioni agli strumenti di arresto delle macchine filatrici, della MA.TE.SI. S.p.A di Campofelice di Roccella (PA).

Ricostruiamo questa vicenda tornando al 2017, quando un gruppo di oltre 60 ex dipendenti della MA.TE.SI. S.p.A., che aveva optato per il prepensionamento a seguito del fallimento dell’azienda, aveva presentato una richiesta di benefici contributivi all’INPS, depositando la certificazione di esposizione all’amianto rilasciata dall’INAIL.

Nonostante questo l’Ente di previdenza sociale aveva respinto la richiesta, appellandosi alla presunta “incumulabilità” della prestazione previdenziale, perché i lavoratori in prepensionamento avevano già ricevuto benefici di natura regionale, essendo stati classificati come “Lavoratori Socialmente Utili (LSU)”, e quindi beneficiari di una pensione INPS in base alla legge regionale 12/99.

Il gruppo, capeggiato da Fedele Incandela, si era a questo punto rivolto all’Avv. Ezio Bonanni per avviare un’azione giudiziaria volta a ottenere la tutela dei diritti, producendo prove dell’esposizione professionale all’amianto. «Oltre il danno la beffa – aveva dichiarato Bonanni – Tutti questi lavoratori sono stati esposti ad amianto dagli anni 60 e, alla chiusura dello stabilimento nel settembre 1995, sono stati collocati prima in cassa integrazione, poi adibiti ai lavori socialmente utili e, successivamente, i pochi sopravvissuti ai numerosi casi di mesotelioma, tumore del polmone e altre malattie correlate, sono stati collocati in pensione».

L’amianto, un minerale estremamente pericoloso, era ampiamente diffuso all’interno dell’azienda di filati. I corpi rotanti delle macchine, i motori, i fermi, le vernici delle pareti, i tetti rivestiti con pannelli ignifughi contenevano il pericoloso “killer silente”, utilizzato come materiale ignifugo per la frenatura (nei ferodi). Nonostante ciò, i lavoratori erano ignari della sua presenza e non disponevano di dispositivi di sicurezza individuale. Anche dopo l’entrata in vigore della legge 257/92 sulla messa al bando del minerale, l’amianto non era stato del tutto rimosso.

Grazie all’intervento determinante del Presidente ONA, nel 2021, il Tribunale di Termine Imerese aveva accolto 21 ricorsi dei lavoratori esposti alle pericolose fibre, condannando l’INPS al risarcimento contributivo e alla rivalutazione delle pensioni, in accordo con le leggi vigenti prima delle modifiche legislative del 2 ottobre 2003.

«Finalmente, l’abbiamo avuta vinta!», ha commentato Incandela quando la Corte d’Appello di Palermo ha confermato quanto stabilito in primo grado, portando un ulteriore riconoscimento della lotta e della determinazione di questi lavoratori nel perseguire la giustizia e la tutela dei loro diritti, dopo che l’INPS aveva impugnato la decisione tentando di ottenere, con un cavillo, l’annullamento della sentenza di condanna.

I lavoratori esposti ad asbesto hanno visto così riconosciuto il diritto sia al prepensionamento, sia alla rivalutazione della pensione. Questi minerali fibrosi, detti anche amianto,hanno capacità lesiva della salute umana ed i lavoratori esposti hanno aspettative di vita 7 anni inferiori agli altri lavoratori. Le malattie che colpiscono chi è stato esposto ad amianto sono: mesotelioma e poi altre malattie come il tumore del polmone, della laringe, delle ovaie oltre all’asbestosi. Ma purtroppo l’elenco non finisce qui ed è per questo che è dovuto il risarcimento contributivo con aumento della pensione. «Finalmente, seppure con i tempi della giustizia italiana, siamo giunti ad avere giustizia per questi lavoratori esposti ad amianto con l’accredito delle maggiorazioni, e quindi una riliquidazione, con gli importi maggiori dovuti all’esposizione ad amianto. I risultati ottenuti sono importanti e queste 21 sentenze costituiscono un precedente che può essere utilizzato per tutta Italia. Infatti, l’INPS nel tempo ha negato il diritto perché ha sostenuto che questi lavoratori avevano goduto della cassa integrazione e dei benefici LSU. Il principio sostenuto dalla difesa dei lavoratori è quello della tutela più ampia e del diritto di cumulo. La Corte di Appello di Palermo ha confermato che queste maggiorazioni si applicano pure per coloro che sono in pensione, e anche per coloro che hanno goduto della cassa integrazione e della LSU. Prosegue, quindi, in tutta Italia l’azione collettiva per questi diritti anche per altri lavoratori» commenta l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona). L’ONA è a disposizione dei lavoratori con un servizio di consulenza tramite il sito https://www.osservatorioamianto.it  o  il numero verde 800 034 294.

 

Fonte: Osservatorio Nazionale Amianto

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