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Antinquinamento marino: la necessità di un rapido affidamento del servizio

La recente notizia che la gara d'appalto indetta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per il servizio di antinquinamento marino  per il biennio 2025-2026, con opzione di rinnovo per un altro biennio, è andata deserta, desta preoccupazione “negli ambienti marini e marittimi”.

Un appalto del valore di 43,4 milioni di euro che ci auguriamo sarà al centro di un dibattito importante. Nessuna azienda ha manifestato interesse entro la scadenza del 2 ottobre, e non possiamo non chiederci il perché ciò sia avvenuto. Tra i dati più rilevanti vi è la mancata partecipazione del consorzio Castalia, che per 30 anni ha garantito il servizio. Castalia, nota anche come la flotta delle navi gialle, è un consorzio che raggruppa circa 30 soci, tutti attivi nel settore, e tra l’altro riunisce alcuni dei più importanti armatori italiani, che da decenni svolgono per conto del Ministero un servizio di pronto intervento per la salvaguardia del nostro mare e la tutela delle nostre coste.

Il bando, della durata di due anni, prevede un'operatività con almeno 30 mezzi specializzati, di cui 10 unità d’altura per operazioni di antinquinamento e 20 unità costiere per il contenimento di idrocarburi e la raccolta di marine litter. A queste si aggiungono due motocisterne con capacità di stoccaggio di 800 metri cubi, oltre a una rete di magazzini e attrezzature gestita tramite una centrale operativa. Si tratta di un piano complesso e delicato, che richiede esperienza e tempestività nell'intervento, caratteristiche fino ad oggi garantite da Castalia.

Nessun operatore ha presentato offerte, e questo rappresenta un segnale allarmante che dovrebbe far riflettere gli addetti ai lavori.

Da Natale di quest’anno il sistema marittimo italiano potrebbe non avere più una protezione dedicata e costante contro il rischio di sversamenti di idrocarburi e altri inquinanti in mare, protezione prevista dalla legge 979 del 1982 che stabilisce una serie di disposizioni per la difesa del mare. Il Paese non avrà piu alcuna garanzia che in caso di sinistri, gravi come quello della Costa Concordia per esempio, si possa intervenire in maniera tempestiva ed efficiente, scongiurando enormi danni all’ambiente.

Per comprendere meglio la criticità di questa situazione, basta ricordare il disastro della Costa Concordia del 13 gennaio 2012. All'epoca, Castalia fu in grado di dispiegare in poche ore 5 navi con barriere galleggianti e personale tecnico per evitare che gli inquinanti derivanti dal naufragio raggiungessero le coste circostanti. Senza quell’intervento tempestivo, il danno ambientale sarebbe stato enorme.

In un Paese come l’Italia, così attenta alla tutela dell’ambiente e dove il turismo rappresenta una importantissima fonte di reddito, e dove ormai si fa a gara per avere la cd. “bandiera blu”, quale sarebbe il danno rappresentato da un inquinamento delle coste ? Magari in aree marine protette o in zone caratterizzate da alta presenza turistica ?

Pochi giorni fa le spiagge di Sydney hanno subito una contaminazione causata da palle di catrame, un mix di petrolio, plastica e detriti, che ha messo in pericolo la fauna marina e gli ecosistemi locali. Un episodio simile in Italia, senza un sistema di protezione marittima efficiente e tempestivo, potrebbe avere conseguenze devastanti.

Il futuro del nostro mare dipende dalla rapidità con cui si riuscirà a garantire un nuovo affidamento del servizio di antinquinamento marino, preferibilmente con un consorzio di esperienza consolidata come Castalia. Non è il momento di sperimentare nuove formule dagli esiti incerti: il nostro ambiente merita un approccio sicuro e collaudato, che possa continuare a tutelare le nostre coste e il nostro mare con la stessa dedizione e competenza che abbiamo visto in passato.

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