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Paola Cavallero: sulla giustizia si gioca una partita decisiva

Il sistema giudiziario italiano versa in una grave crisi di efficienza e di funzionalità. Le parole chiave sono semplificare, sburocratizzare, digitalizzare.

L’Italia è a un punto di svolta della sua storia e l’Europa ci sollecita una risposta ad un assetto in evoluzione. Come in tutte le trasformazioni, l'assetto che sta emergendo creerà nuovi vincitori e nuovi vinti. Per non finire tra questi ultimi, l'Italia deve guardare avanti: quanto prima deve avviare le riforme strutturali e gli investimenti a medio e lungo termine previste nel quadro del PNRR e realizzarli nei tempi previsti, così da far ripartire la crescita del Paese.

Non si può perdere anche quest’occasione di cambiare il tessuto economico, cogliendo al volo l’opportunità dei fondi europei: se non si perseguono programmi chiari e meccanismi di attuazione molto più efficaci di quelli attuati sinora, lo scenario di un ulteriore declino si prospetta pressochè inevitabile.

Il PNRR è stato definito dal Presidente Mario Draghi un “intervento epocale”, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuendo a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, ed accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza “è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il Governo intende aggiornare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L’Italia deve combinare immaginazione, capacità progettuale e concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale. Il Piano comprende un ambizioso progetto di riforme. Il governo intende attuare quattro importanti riforme di contesto: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza”.

Con il PNRR il governo si impegna ad attuare delle riforme con l’obiettivo di migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività del Paese, favorire l’attrazione degli investimenti e accrescere la fiducia di cittadini e imprese.

L’emergenza pandemica ha portato alla luce quelle precarietà strutturali, individuate da tempo, e quelle difficoltà del Paese che potranno fungere da leva del cambiamento solo se si lavorerà insieme alle sfide che si prospettano impegnative, complesse e vaste. Le supereremo solo se tutti - politici, avvocatura, magistratura, cittadini - saremo in grado di unire le forze per un nuovo scopo comune determinato dalle necessità del nostro tempo. Prima si parte, meglio è.

Sull’onda del desiderio dei cittadini di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un Paese capace di realizzare i loro sogni, “oggi l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere”. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia.La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese”, come ha detto Draghi (v. comunicazioni del Presidente del Consiglio del 17 Febbraio 2021 al Senato della Repubblica sulle dichiarazioni programmatiche del Governo).

La riforma di contesto della giustizia

La situazione emergenziale ha amplificato la situazione di debolezza del settore giurisdizionale, già sotto gli occhi di tutti, e per raggiungere risultati effettivi nel breve termine con respiro di lungo termine l’imperativo è adottare scelte di politica legislativa che siano condivise da tutte le componenti del “sistema Giustizia”.

Oggi siamo di fronte ad un passaggio ambizioso, quasi rivoluzionario: la ripresa e la resilienza dell’Italia passano ineludibilmente per la riforma della Giustizia per delinearne un nuovo volto a lungo termine.

“ Il Ministero della Giustizia intende affrontare i problemi più urgenti, con l’obiettivo di rispondere alle sempre più pressanti domande di tempestività delle decisioni giudiziarie, in particolare in materia civile, che provengono da cittadini, imprese, investitori e osservatori internazionali“, scrive Draghi a pag. 53 del Piano, “Per raggiungere questi obiettivi in tempi definiti si ritiene indispensabile un’opera riformatrice che non si fondi unicamente su interventi di carattere processuale, ma aggredisca anche i nodi organizzativi irrisolti, per abbattere l’enorme mole di arretrato che pesa sugli uffici giudiziari. Al contempo sono individuate misure di possibile adozione immediata per arrestare sin d’ora il trend in crescita della domanda di giustizia e avviare il percorso riformatore da completare nei tempi segnati dal Piano al fine di soddisfare le raccomandazioni della Commissione UE sulla giustizia civile italiana per il 2019 e il 2020. Le misure sono finalizzate anche a stabilizzare alcune positive esperienze maturate nel corso della fase emergenziale pandemica, legate all’esigenza di una maggiore digitalizzazione e velocizzazione dei processi. Il Piano Straordinario per la Giustizia è stato costruito secondo un approccio organico che intende coniugare gli interventi normativi con gli investimenti adeguati a sostenerli nel tempo. La strategia prescelta si basa sulla stretta correlazione tra le misure messe in campo volte a migliorare la risposta di giustizia avviando un reale processo di innovazione organizzativa destinato a stabilizzarsi in futuro”.

La riforma della giustizia prevista nel Piano ha l’obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale e rivedere l’organizzazione degli uffici giudiziari. Le parole chiave sono semplificare, sburocratizzare, digitalizzare.

L’impatto sul funzionamento della giustizia civile, in particolare, sarà profondo: si prevede “un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo”, per ridurre i tempi di smaltimento delle cause prima ancora che esse arrivino nei Tribunali, definendole in anticipo con la mediazione, la conciliazione o la negoziazione assistita.

Qual’e’ l’importanza riforma della giustizia nell’ambito del PNNR?

Sulla Giustizia si gioca una partita decisiva e l’Europa ci tira ancora una volta le orecchie.

Il sistema giudiziario italiano versa in una grave crisi di efficienza e di funzionalità, che si traduce in crisi di credibilità della Giustizia, con una ricaduta sull’intera economia nazionale: ed è stato proprio il tema giustizia uno degli argomenti di “contrasto” per il quale sono richieste all’Italia degli interventi rilevanti per accedere ai fondi del Next Generation EU.

Per l’Italia la riforma della Giustizia costituisce un elemento ineludibile del PNRR, nel cui contesto è stato assegnato un posto assolutamente centrale, di “precondizione” per l’accesso dell’Italia ai fondi europei. Il totale degli investimenti previsti dal Piano Italiano è di222,1 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU, ed ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.

Alcune delle determinanti che minano il buon funzionamento del sistema economico, scoraggiano gli investimenti diretti esteri in Italia ed inducono gli imprenditori italiani a trasferire le loro attività oltre-frontiera e rappresentano il punto dolens nelle relazioni del nostro Paese con il resto della UE sono proprio i) i tempi di celebrazione dei processi (v. pag. 51 “Il sistema della giustizia italiana, caratterizzato da solide garanzie di autonomia e di indipendenza e da un alto profilo di professionalità dei magistrati, soffre di un fondamentale problema: i tempi della celebrazione dei processi. La durata dei processi incide negativamente sulla percezione della qualità della giustizia resa nelle aule giudiziarie e ne offusca indebitamente il valore, secondo la nota massima per cui “giustizia ritardata è giustizia denegata”. I problemi legati al fattore “tempo” sono al centro dell’attenzione nel dibattito interno e sono stati ripetutamente rimarcati nelle competenti sedi europee”), ii) la loro eccessiva durata (pag. 51“Obiettivo fondamentale dei progetti e delle riforme nell’ambito del settore giustizia è la riduzione del tempo del giudizio, che oggi continua a registrare medie del tutto inadeguate”), e iii) le inefficienze della giustizia, con il peso degli arretrati giudiziari, ovvero, ripetutamente rimarcati nelle competenti sedi europee.

I tempi biblici dei processi impongono uno snellimento concentrando le varie fasi processuali, con l’eliminazione delle possibili cause di rallentamento degli stessi: “una giustizia inefficiente peggiora le condizioni di finanziamento delle famiglie e delle imprese”, scrive Draghi a pag. 52 del PNRR, “inoltre, alla durata dei processi più elevata si associa una minore partecipazione delle imprese alle catene globali del valore e una minore dimensione media delle imprese, quest’ultima una delle principali debolezze strutturali del nostro sistema. I dati evidenziano una naturale e stretta compenetrazione intercorrente tra giustizia ed economia: qualsiasi progetto di investimento, per essere reputato credibile, deve potersi innestare in un’economia tutelata, e non rallentata, da un eventuale procedimento giudiziario, così come deve essere posto al riparo da possibili infiltrazioni criminali. Le prospettive di rilancio del nostro Paese sono, insomma, fortemente condizionate dall’approvazione di riforme e investimenti efficaci nel settore della giustizia”.

 “L’efficienza del settore giustizia è condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato “ (v. pag. 52 PNRR): “Studi empirici dimostrano che una giustizia rapida e di qualità stimola la concorrenza, poiché accresce la disponibilità e riduce il costo del credito, oltre a promuovere le relazioni contrattuali con imprese ancora prive di una reputazione di affidabilità, tipicamente le più giovani; consente un più rapido e meno costoso reimpiego delle risorse nell’economia, poiché accelera l’uscita dal mercato delle realtà non più produttive e la ristrutturazione di quelle in temporanea difficoltà; incentiva gli investimenti, soprattutto in attività innovative e rischiose e quindi più difficili da tutelare; promuove la scelta di soluzioni organizzative più efficienti. Si stima che una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50 per cento possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10 per cento”.

L’eccessiva burocratizzazione e la lentezza dei processi sono quindi di ostacolo agli investimenti e minano la competitività delle imprese. Con riferimento all’impatto sul PIL di un corretto funzionamento del processo il Ministro Marta Cartabia ha dichiarato che “Il sistema giudiziario sostiene il funzionamento dell’intera economia. L’efficienza del settore Giustizia è condizione indispensabile per lo sviluppo economico e per un corretto funzionamento del mercato” per passare in rassegna gli interventi, indicati nel PNRR, per “riportare il processo italiano a un modello di efficienza e di competitività”.

E, richiamando i contenuti del Piano, ha aggiunto: “le prospettive di rilancio del nostro Paese sono fortemente condizionate dall’approvazione di riforme e investimenti efficaci nel settore. L’emergenza pandemica e la crisi in cui si è trovato catapultato il nostro Paese devono fungere da leve per dare una risposta pragmatica ed effettiva a quelle esigenze di riforma di carattere strutturale della Giustizia, perchè la necessaria ripresa economica passa anche attraverso le riforme del sistema, la modernizzazione delle procedure e dell’organizzazione basato sul digitale, la formazione manageriale di chi la deve gestire”.

L’importanza ed i riflessi cha la (in)tempestività delle decisioni giudiziarie ha sul sistema economico e sociale del Paese è a tutti nota: le lentezze ed inefficienze della giustizia costano e sono aspetti sui quali nessuno, men che meno, la politica nazionale non può essere sorda né cieca.

 

Paola Cavallero

Senior Associate Lawyer at Mainini & Associati

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