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Amianto a bordo nave: condanna per il Ministero della Difesa

L’ONA impegnata per la tutela delle vittime. Aldo Martina, in servizio a La Spezia e poi a Brindisi, caduto per l’esposizione ad amianto, ottiene il riconoscimento a vittima del dovere.

Radiotelegrafista in servizio prima a La Spezia e poi a Brindisi imbarcandosi sui motosiluranti e motocannonieri della Marina Militare, così negli anni della sua gioventù svolge il servizio militare di leva Aldo Martina. È uno dei tanti ragazzi che,  dopo aver svolto il servizio militare di leva, è deceduto per malattie asbesto correlate. 

Ad uccidere Aldo è stato il mesotelioma, il cancro dell’amianto, perché lo provocano solo le sue fibre. Era un giovane, forte e sinceramente fedele alla Patria e alla Nazione. In continuo aumento i casi di mesotelioma della pleura in Liguria, che ha la percentuale più elevata in proporzione alla popolazione, proprio per l’amianto nella base arsenalizia di La Spezia, piuttosto che nei cantieri navali sempre di La Spezia e di Genova.  

In qualità di “Sottocapo Radiotelegrafista”, Aldo si era trovato costantemente a contatto con polveri e fibre di amianto, utilizzando accessori come parannanze, coperte, guanti e pezze, in un ambiente di lavoro privo di qualsiasi misura di sicurezza. Ignaro dei rischi, si occupava della manutenzione e riparazione di impianti di comunicazione navale, manipolava rifiuti, compresi quelli contenenti amianto, senza che venisse dotato di adeguati dispositivi di protezione individuale. 

A confermarlo, la perizia del CTU, secondo cui il Sig. Aldo era costantemente esposto all’inalazione di fibre di amianto aerodisperse nell’ambiente di lavoro, provenienti da apparecchiature di sala macchine, tubolature, cavi e trattamenti coibentanti delle imbarcazioni. Tutte sostanze che si liberavano in ambienti ristretti. 

L’impiego dell’amianto a bordo delle navi militari, negli arsenali e in tutti gli ambienti correlati risale agli anni ‘60 ed è stato ampiamente documentato. 

L'utilizzo diffuso dell'amianto nel settore navale, sia civile sia militare, ha segnato un'epoca in cui la sicurezza sul lavoro e la consapevolezza dei rischi erano ben diverse da quelle attuali. 

Il minerale veniva impiegato abbondantemente come materiale, termoisolante, fonoassorbente e coibentante, sia in forma solida sia friabile. L'estrema duttilità e lavorabilità dell'amianto lo rendevano perfetto per adattarsi alle molteplici esigenze della costruzione navale

Il killer silente rivestiva adduttori di carburante, calderine, compressori ad alta pressione, sistemi frenanti, piastre delle cucine, generatori di corrente e molto altro ancora. Anche tessuti in amianto, come corde e panni, venivano avvolti attorno alle tubazioni per garantire un'adeguata coibentazione e protezione anti-condensa.

I militari, immersi nell'ambiente delle navi 24 ore su 24, erano pertanto esposti costantemente alle tubazioni rivestite d'amianto che attraversavano l'intera struttura, dalle sale macchine ai dormitori e alla sala mensa. La messa in sicurezza delle tubazioni comportava l'applicazione di una malta di amianto, il cui utilizzo aumentava ulteriormente la diffusione di fibre pericolose. In aggiunta, le vernici usate a bordo contenevano asbesto, contribuendo ulteriormente alla sua esposizione. 

Quanto alle  operazioni di bonifica, sono iniziate solo di recente (dopo la legge 275/92 che metteva al bando il minerale), tanto è vero che il kit di incapsulamento amianto venne ulteriormente distribuito dopo il luglio del 2002.

La postazione  del sottocapo radiotelegrafista Martina nelle motosiluranti e nelle cannoniere era rivestita di amianto, che si sbriciolava e che gli riempiva i capelli e le uniformi. Si dormiva a bordo. Anche le coibentazioni delle pareti degli alloggiamenti erano in amianto friabile. Tutto in amianto. Così, all’età di 75 anni, dopo i tempi di latenza propri del mesotelioma, è deceduto. 

Vittima del dovere, o meglio vittima di chi ha utilizzato l’amianto, e non lo ha protetto. Martina ha svolto il servizio militare, si è affidato alla Patria e agli Alti Comandi delle nostre Forze Armate. Non avrebbe potuto fare altrimenti: disobbedire all’ordine di un superiore costituisce un grave reato, passibile di arresto immediato. 

È morto a distanza di 53 anni dall’esposizione, tra atroci sofferenze e dopo aver chiesto di essere portato in un hospice quattro giorni prima della morte. Ha scelto la solitudine per la sua ultima traversata. Le nostre navi hanno solcato e solcano i mari con a bordo i nostri ragazzi, che all’epoca erano ignari di convivere a bordo con l’amianto. 

Ora questa sentenza, passata in giudicato, restituisce la realtà, senza possibilità di retorica, quella dei militari o di alcuni politici. Il Tribunale di Roma Sezione Lavoro ha condannato il Ministero della Difesa per la morte di Aldo Martina, avvenuta il 27.05.2019 (all’età di 75 anni) a causa di mesotelioma pleurico, una rara forma di cancro ad oggi incurabile, legata all’esposizione all’amianto. L’uomo aveva respirato le fibre di asbesto durante il servizio militare in Marina Militare, ma nonostante l’evidenza, il Ministero della Difesa aveva rigettato la domanda risarcitoria, ritenendo che il mesotelioma fosse legato solo all’esposizione successiva al congedo. 

Grazie all’azione legale dell’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), che ha ricostruitola vicenda,giustizia è fatta, almeno in parte. Il Ministero della Difesa, dovrà destinare una speciale elargizione di euro 200.000,00, che con la perequazione sfiora i 300.000, 00 euro e sarà divisa tra gli eredi di Aldo (attualmente per un terzo da destinare esclusivamente al figlio Emiliano). Questi percepirà altresì un assegno vitalizio di euro 500,00, più ratei maturati dal 2019. La sorella Sarah e la mamma Anna, impegnate in un procedimento parallelo, annunciano battaglia per ottenere quanto in loro diritto. Parallelamente, il Ministero degli Interni è stato condannato a riconoscere l’equiparazione del Martina a “vittima del dovere”.

La storia di Aldo si aggiunge al triste elenco delle vittime di amianto nella Marina Militare, che avuto come epicentro diversi porti quali: Monfalcone, Venezia, Savona, Genova, La Spezia, Livorno, Massa Carrara, Ancona, Pescara, Napoli, Salerno, Taranto, Bari, Brindisi, La Maddalena, Sassari e Augusta.

 

Fonte: Osservatorio Nazionale Amianto

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