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Viola Creti: il vento della libertà inizia a soffiare

Il teatro, pur essendo stato una parte fondamentale della cultura greca, uno dei primi generi letterari della storia e una tradizione che, nonostante siano passati più di 2000 anni, non si è mai persa, alle origini non era inclusivo. E non lo è stato per molto tempo. La battaglia per la parità dei sessi nel mondo dello spettacolo è stata, ed è ancora, combattuta in tutto il mondo, anche se sono stati fatti grandi passi in avanti.

Le donne furono integrate nel mondo teatrale solo con la Commedia dell’Arte, tendenza teatrale entrata in voga nel XVI secolo, ma non si hanno notizie di attrici famose fino all’Ottocento.

A una donna greca probabilmente era vietato anche assistere a una rappresentazione teatrale, figuriamoci recitare sulla skenè, cioè il nostro palcoscenico.

Le ateniesi passavano la loro vita nel gineceo ed erano autorizzate ad uscire solo in determinate occasioni. Il mondo greco era, dunque, profondamente discriminante nei confronti del sesso femminile, non per cattiveria, ma per mentalità, molto lontana dalla nostra.

Le parti femminili, ovviamente presenti, essendo le donne protagoniste di molte tragedie, erano interpretate da fanciulli, la cui voce era ancora sottile e scambiabile per una voce da ragazza. Perciò dobbiamo immaginare tutti i personaggi che, con il tempo, abbiamo imparato ad amare o ad odiare, come Medea, Elena o Ecuba, interpretate da uomini.Sicuramente le rappresentazioni non erano il massimo della verosimiglianza.

Le donne, in epoca greca, erano considerate il sesso dominato dalle passioni e dalle emozioni forti, quindi per un uomo interpretare una donna significava esplorare un carattere che era a loro normalmente precluso.

Già i romani ottennero maggiori risultati nel campo dell’inclusione del genere femminile: le donne potevano almeno assistere alle rappresentazioni ed erano persino autorizzate a recitare in dei mimi, durante i quali recitavano, cantavano e ballavano.

Purtroppo, in breve, questa condizione di inclusione si trasformò di nuovo in una discriminazione nei confronti del sesso femminile, da un diverso punto di vista: la presenza delle donne negli spettacoli teatrali si ridusse a dei nudi. Le donne sul palco cominciarono ad essere sfruttate per il loro corpo.

La caduta dell’impero romano portò a una decadenza del teatro stesso: la Chiesa iniziò a scomunicare gli attori.

In questo periodo degna di nota è la figura di Rosvita, che scrisse sei drammi, dedicandoli agli intellettuali di corte. Finalmente, con la Commedia dell’Arte, la donna calcò le scene, ma solo in Italia.

In Inghilterra, invece, come si vede anche nel film Shakespeare in Love, le donne sono ancora escluse dalla vita teatrale. Viola, interpretata da Gwyneth Paltrow, è addirittura costretta a travestirsi da uomo per recitare e, quando si scopre la sua vera identità, viene scelto un attore giovane per il ruolo di Giulietta. Quindi, anche in Romeo e Giulietta, forse l’opera teatrale più conosciuta della storia, inizialmente i ruoli femminili erano affidati a uomini, secondo la tradizione greca.

Solo dopo il 1660, anche i teatri inglesi iniziarono ad avvalersi della presenza femminile sui palchi in legno.

La discriminazione per il genere femminile nel mondo dello spettacolo può sembrare una questione superata, ma non è così. Oggi le donne recitano, no? Tuttavia, la battaglia del genere femminile non è finita.

Per Titanic, uno dei film più famosi della storia del cinema, Kate Winslet è stata pagata un milione di dollari, mentre Leonardo Di Caprio il doppio, a parità di parte. All’epoca, nel 1998, erano entrambi già noti, quindi l’unica ragione che può aver provocato questo squilibrio di stipendio è la discriminazione nei confronti dell’attrice inglese solo perché donna.

Si tratta del caso più clamoroso, ma sicuramente non di una situazione isolata. Come in ogni altro ambiente, le donne del mondo dello spettacolo sono pagate molto meno degli uomini. Questo, pur essendo un problema meno “visibile” dell’assenza totale delle donne, è comunque molto presente, soprattutto dal punto di vista cinematografico. Non credo che qualsiasi spettatore di un film vada a chiedersi quanto sono stati pagati gli attori, ma forse dovremmo tutti iniziare a documentarci sull’argomento, se vogliamo che qualcosa cambi.

Un’altra questione che volevo sottolineare è il fatto che una donna, per fare carriera a teatro, ma ancora di più al cinema, deve essere bella, non brava. Certo, c’è chi è entrambe, come Meryl Streep, ma, soprattutto nel mondo cinematografico italiano, vengono scelte attrici più avvenenti o “sexy”, ma non in grado di recitare, quando ci sono sicuramente attrici più brave, anche se meno belle.

La stessa situazione non avviene con il genere maschile: gli attori italiani e internazionali non devono essere belli, ma bravi.

Sembra quasi di essere tornati ai tempi dell’antica Roma, quando la donna si trovava sul palco solo per stare nuda.

Si tratta sicuramente di una situazione per cui si deve combattere ogni giorno, non solo l’8 marzo e non possono “scendere in campo” solo le donne, ma anche gli uomini.

Dobbiamo essere fiduciose, mie colleghe, perché, come affermato in un libro che io considero emblema dell’emancipazione femminile e delle minoranze razziali, “il vento della libertà inizia a soffiare”

 

Viola Creti

Attrice

 

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