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Decreto Sostegni: proposte per contribuire alla ripartenza

E’ il momento delle proposte, che devono arrivare da chi vive in prima persona il dramma economico o da chi ha il compito di rappresentare interessi comuni e condivisi. Proposte che devono girare, devono avere voce e cassa di risonanza anche grazie agli organi di informazione, che alle volte sono forse troppo appiattiti su ciò che “si vuole narrare”. Continueremo a dare voce a chi ha qualcosa da dire e che trova difficoltà ad essere ascoltato, a chiunque possa contribuire, senza utopie, a far ripartire il nostro Paese. 

E’ oramai un’anno che tutti noi conviviamo con la paura del covid 19, e soprattutto con la grande incertezza circa il futuro che ci attenderà.

Il mondo delle imprese, delle partite IVA, degli artigiani, dei commercianti, uniti nell’attesa che il tutto finisca presto e si torni a poter guardare con fiducia al domani.

Ma all’incertezza economica, all’attendere sempre con ansia quel decreto che dovrebbe metterci nelle condizioni di andare avanti, di sopravvivere, di non dover chiudere, di continuare a sperare, si affianca un malessere che è anche tutto interiore.

Troppe volte si è rimasti delusi dalla non corrispondenza delle misure raccontate per aiutarci nel momento di crisi, a quanto poi si è tradotto in realtà.

Troppe volte sono arrivate rassicurazioni per venire incontro ai costi, alle spese cui ogni imprenditore deve comunque far fronte mensilmente pur nella parziale o totale assenza di entrate a causa dei vari lockdown o delle limitazioni legate al contenimento della pandemia.

Prima si chiamavano decreti ristoro, oggi si chiamano decreti sostegni. Ma la musica purtroppo non cambia e il ritornello soprattutto è sempre lo stesso.

Grandi attese a cui fanno quasi sempre da contrappeso grandi, grandissime delusioni. Delusioni che portano tanti imprenditori, soprattutto di medie piccole e micro imprese, artigiani, commercianti e partite IVA in generale, a chiedersi se ne valga ancora davvero la pena. Se non sia meglio tirare i remi in barca, chiudere le proprie attività per non continuare a fare debiti su debiti.

Per andare avanti per molte attività si è fatto ricorso al credito bancario, anche approfittando delle garanzie statali. Ma mai ci si sarebbe aspettati che questa crisi legata alla pandemia andasse avanti per così tanto tempo, e di fatto paralizzando e demolendo tutto quanto costruito negli anni con sforzi e sacrifici. La percezione che tanti hanno e lamentano è oggi quella di sentirsi soli, trascurati, non ascoltati e abbandonati dal Governo.

Un misto di rabbia e rassegnazione che può sfociare soltanto in un deporre le armi e arrendersi al nemico, in questo caso il virus assassino non solo di uomini ma anche dell’economia, o continuare a lottare con tutte le proprie forze, mettendo da parte le normali “regole di ingaggio” e prepararsi a quel tipo di conflitto più vicino alla guerriglia perché disordinato e senza regole. Ma in entrambi i casi si tratterebbe di una sconfitta dello Stato, di un Paese industrializzato e importante quale è l’Italia.

Tante sono le osservazioni, i giudizi positivi e non, le critiche che vengono rivolte al premier Draghi ed al suo decreto Sostegni. Ma solo con le critiche non si risolvono i problemi, anzi si rischia solo di disperdere le poche forze rimaste in inutili esercizi verbali o scritti che non portano a nulla.

 

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