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Dal rapporto ISTAT la conferma della crisi

Presentato oggi dall'ISTAT il nono Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, edizione 2021, che ci consegna un quadro informativo dettagliato e tempestivo sulla struttura, la performance e la dinamica del sistema produttivo italiano in questo periodo di crisi.

L’edizione 2021 del Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dà ovviamente ampio risalto agli effetti economici della pandemia sulla nostra economia e sulla competitività del sistema produttivo del nostro Paese.

Una crisi sanitaria sul cui superamento c'è ancora grande incertezza, di fatto non rende agevole valutare la reale portata delle sue conseguenze sul sistema produttivo italiano.

Si dice sempre e tanto che "nulla sarà come prima" e vediamo già come si stiano profondamente mutando i comportamenti delle persone e del loro relazionarsi, ma anche degli attori economici e delle imprese di vari settori con effetti di cui potremo avere coscienza soltanto tra alcuni anni.

Il capitolo 2 del rapporto analizza proprio le conseguenze della crisi sui settori produttivi, evidenziando come l’impatto sia stato differente da settore a settore, ed anche molto condizionato dai vari provvedimenti governativi messi in campo per limitare la difusione del contagio.

A riprova di quanto sopra, il come le limitazioni alle attività produttive poste in essere nel secondo trimestre 2020, periodo in cui vivevamo il nostro primo lockdown, abbiano portato ad un vero e proprio crollo del fatturato che ha inciso drasticamente sull’andamento medio dell'intero anno.

Il settore dove si è registrato il maggiore calo è quello dei servizi, con un -12,1 per cento, contro una riduzione nel settore industria assestata al -11,1 per cento.

Se entriamo ancora più nello specifico vediamo come la pandemia abbia portato maggiori difficoltà, purtoppo ancora in essere, soprattutto nelle attività legate al turismo quali ad esempio le agenzie di viaggio, il trasporto aereo, il comparto dell'ospitalità e della ristorazione. In questi settori sono state registrate cadute del fatturato comprese tra il 40 e il 75 per cento.

L'ISTAT analizzando i dati provvisori relativi al 2020 sui flussi turistici in Italia, ha evidenziato come ci sia stato un calo del 59,2 per cento per gli arrivi totali e del 74,7 per cento per i turisti stranieri, che ha di fatto interrotto un trend positivo che andava avanti da molti anni e che aveva avuto il suo punto più alto nel 2019 quando si registrò un record di presenze negli esercizi ricettivi italiani.

Appare superfluo ricordare quanto sia quindi oggi fondamentale lavorare e porre in essere tutti gli strumenti e gli interventi straordinari necessari per far ripartire questo settore che, osservato nel suo insieme e quindi anche con il suo indotto, pre-pandemia rappresentava per l'Italia il 15 per cento del totale delle imprese, il 12,8 per cento degli addetti e il 5,8 per cento del fatturato.

Il perdurare della pandemia ed il lento andamento della campagna vaccinale, portano il nostro Paese a vivere un profondo fenomeno recessivo. Dal Rapporto emerge come a novembre 2020 quasi un terzo delle nostre imprese considerava a rischio la propria sopravvivenza nel semestre successivo, oltre il 60 prevedeva ricavi in diminuzione, mentre solo una su cinque riteneva di non avere subito conseguenze o di aver tratto beneficio dalla crisi.

Pur avendo acquisito maggiore consapevolezza, rispetto alla prima ondata pandemica, di quanto ci sia capitato, le prospettive di ripresa per l’anno in corso sono a tutt'oggi da ritenersi limitate. Lo dimostra come meno di una impresa su cinque abbia previsto una espansione, o una normale prosecuzione dell’attività, nella prima metà del 2021.

Altro dato rilevante soprattutto per la specificità del nostro tessuto imprenditoriale, è rappresentato dal fatto che la crisi abbia avuto effetti negativi principalmente su imprese di piccola e piccolissima dimensione che sappiamo essere la gran parte del nostro mondo imprenditoriale. 

 

 

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