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Angelo Artale: Scuole, Imprese e Casa in era Covid

Ancora concreti rischi sanitari per la pandemia, il Virus c’è e continua a circolare insieme a tante criticità.

La tensione sociale è percepibile, ed ormai è soprattutto rivolta verso una parte del Paese, minoritaria e garantita, che legifera e decide per l'altra, assolutamente "figlia di un dio minore" , financo nelle priorità vaccinali - "ristori" e "sostegni" a parte.

Lo dico così, un po' grossolanamente, ma siamo qui. Da un lato il diritto al lavoro, fondamento della Costituzione, e le prospettive non certo rosee se si continua con il Paese aperto a metà (se va bene, ed al netto dello smart working, peraltro troppo spesso “smart” per chi lo fa e “work” per chi deve confrontarcisi).

Dall'altro continuano a persistere concreti rischi sanitari ed i numeri della pandemia sono sulle prime pagine dei quotidiani, a ricordarci (a volte anche con un certo eccessivo accanimento) che il Virus c’è e continua a circolare.

Lunedì 26 aprile, il giorno successivo alla Festa della Liberazione, è la data scelta dal Governo per le riaperture. La decisione adottata , a seguito di analisi dei dati scientifici, è stata definita dal Presidente del Consiglio come un “Rischio Ragionato”. C’è chi ha ritenuto in proposito di precisare la differenza tra il “Rischio Ragionato”, a cui ha fatto riferimento il Presidente Mario Draghi, e il “Rischio Calcolato”.

Il primo “contempera il diritto alla tutela della salute con altri diritti e libertà tutelati dalla Costituzione, oltre che con il rilancio dell’economia”. Ne consegue quindi che la scelta del Governo è politica, oltre che tecnica e non potrebbe essere altrimenti.

Tra le tante criticità, quelle nodali sono, a mio avviso:

La scuola. Il tanto atteso ritorno al 100% ha subito un ritardo per cui al momento il rientro è previsto tra il 60% ed il 70%. Il risultato è considerato un traguardo per alcune delle parti coinvolte: in particolare le Regioni e i dirigenti scolastici (Presidi). Buon risultato dunque, si direbbe, ma comunque non sufficiente, poiché la DAD non è scuola. Scusate se non faccio giri di parole. Ogni giorno che passa non potrà essere recuperato “alla pari”: è perciò fondamentale il rientro in classe da parte di studenti di ogni ordine e grado. L'emergenza istruzione, che già caratterizzava il nostro Paese, si è aggravata e costituisce una grave ipoteca sulle nostre prospettive di sviluppo, o almeno di resistenza (non mi piegherò ad utilizzare la strabusata “Resilienza”), tenuto conto che continuiamo ad "esportare" studenti e laureati ad alta e costosa scolarità e ad "importare" soggetti a bassa quando non nulla preparazione accademica. Con un saldo della "bilancia delle competenze" cronicamente e pesantemente passivo. Per questo - attraverso adeguate misure di sanificazione ma soprattutto di adeguamento strutturale dei plessi scolastici - si deve puntare ad un rientro in classe del 100% quanto prima . Ed a tal fine è necessario anche il potenziamento dei trasporti pubblici, un efficiente sistema di tracciamento e test periodici.

Le imprese. Le imprese continuano ad essere la principale parte lesa di questa pandemia, dopo i ragazzi, con qualche eccezione settoriale. A fronte di un enorme calo per quanto riguarda il lavoro e il fatturato delle aziende, si persiste con il prolungamento del blocco dei licenziamenti. Capisco l'apprensione, anche se una recente indagine di Confimi Industria ci dice che l’89% delle PMI manifatturiere non licenzierà, ma tale blocco non fa altro che posticipare il problema anziché tentare di risolverlo alla radice con delle misure efficaci quali possono essere ad esempio il Bonus del 110%. E’ vero, sul Bonus c’è un po’ di confusione normativa: i benefici per il cambio della caldaia e delle finestre, ad esempio, oggi possono variare dal 50 al 110 per cento se “trainati”; l’isolamento termico delle pareti può avere addirittura il 50, 65,70, 75, 90 o 110 per cento di detrazione. Anche il perimetro degli edifici ammessi (abitativi e non) e delle zone di ubicazione (A,B o C) presenta differenze, ma ciò che occorre non è limitare la misura del 110%, ma semplificare e stabilizzare, quanto meno fino a metà 2023, il complesso dei Bonus. Il Bonus costituisce, tra l'altro, una misura “accogliente” anche verso categorie poco scolarizzate, vedi immigrati , o costrette a riconvertirsi, come nel settore “horeca”. Dispiace in questo senso apprendere che nella trattiva con la UE le risorse per il Bonus correrebbero il rischio di essere tagliate per sei miliardi di euro nell'ambito dei 209 miliardi di euro complessivi tra Recovery Fund, Horizon , ReactEu, RescEu etc.. che dovrebbero essere impiegati nel nostro Paese (di cui, attenzione perché c'è la tendenza a dimenticarlo, solo 64 sono a fondo perduto). Sono comunque una cifra considerevole sui 750 miliardi complessivi stanziati dall'Unione Europea, ma occorre impiegarli con competenza. E celermente, anche per fronteggiare una crescente emergenza legata al progressivo incremento del malaffare nel settore imprenditoriale. L’Ufficio Studi Confcommercio parla di una cifra di oltre un milione e trecentomila imprese con concreto rischio usura. I motivi per le mancate denunce sono svariati, ma tutti preoccupanti (timore di subire ritorsioni da parte della criminalità; percezione di solitudine nell’affrontare le conseguenze; scarsa fiducia nella possibilità di avere giustizia; vergogna di ammettere di aver fatto ricorso ad un usuraio; speranza di restituire il denaro ricevuto).

La casa. Qui non c’è da dilungarsi: il blocco degli sfratti che continua a persistere è ingiustificato e demagogico. Davvero una vergogna, che colpisce soprattutto i piccoli proprietari, spesso in casi che poco o nulla hanno a che fare con la pandemia. Ma colpisce soprattutto quella certezza del diritto che è alla base dell'armonico sviluppo del mercato delle costruzioni. Condivisibile, dunque, l’iniziativa di Confedilizia di proclamare una giornata di protesta ad hoc. Mi sia consentita un'ultima, indignata, chiosa. In un quadro siffatto, dove la metà del Paese non "garantita" stenta a sbarcare il lunario, risultano davvero inaccettabili notizie come quelle che sono apparse circa gli accertamenti di Magistrati e Guardia di Finanza sul caso di assenteismo prolungato (quindici anni!) di un operatore al Centro Emergenza incendi del Pugliese-Ciaccio (e diciamo il nome, Salvatore Scumace, la normativa sulla privacy non deve servire a difendere i cialtroni). Altrettanto intollerabile - e non c'è minaccia che tenga - il comportamento di sei persone, tra funzionari e dirigenti addetti al controllo, che si sono ben guardati dal segnalare e denunciare l’assenteista, pur avendone l’obbligo. Queste persone ree di omissione continuata vanno licenziate, senza se e senza ma. E francamente – sebbene su un piano diverso – poco accettabili sono anche le manifestazioni dei dipendenti Alitalia, che sono ormai da anni a carico della collettività e si sono opposti insieme ai loro sindacati e complici vertici aziendali, ad ogni ipotesi di rilancio che non fosse a totale carico della collettività.

 

Angelo Artale

Direttore Generale FINCO

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