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PNRR e Sud, sarà vero amore?

Occasione unica e irripetibile, ma il Meridione teme di essere il grande tradito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.  

E' vero, leggere trecento pagine scritte fitte fitte e piene di contenuti, e di non sempre facile immediata comprensione, è un qualcosa che spaventa e che si preferisce venga fatto da altri, limitandosi a cogliere qua e là certe notizie, magari per sentito dire, e dandole sempre per buone. Un pò come quando ai tempi del liceo, per quelli un pò più in là negli anni come me, si ricorreva all'aiuto dei magici bignami. 

Ma se proviamo a fare questo sforzo, a leggere approfonditamente le quasi trecento pagine del Pnrr, non possiamo non accorgerci che non prevede, in realtà, una corretta e adeguata ripartizione delle risorse tra nord e sud del Paese. Si è vero, starete pensando che non è così, perchè il nostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi, dice sempre che il Pnrr ha a cuore il Sud, tanto che prevede che più del 50% degli investimenti nelle infrastrutture sia al destinato a Sud. Non posso non crederci anch'io allora, ma sfoglio, spulcio, curioso, leggo il "volumetto" e questo non è scritto esplicitamente da nessuna parte.

Anzi, leggendo bene le schede del Recovery Plan mi sembra che il nostro Meridione anche questa volta corra il serio rischio di perdere l'ennesimo treno, di diventare il grande tradito di questo Piano di cui tutti parlano ma che nessuno ha realmente approfondito.

Se, come dovrebbe essere, il reale obiettivo principale che ci siamo posti fosse veramente quello di utilizzare il cosiddetto "nuovo piano Marshall" per provare a riequilibrare la preoccupante sperequazione tra le regioni italiane, dovremmo allora in questo caso  seguire i criteri indicati da Bruxelles in merito a pil, popolazione e tassi di disoccupazione. 

In altre parole si tratterebbe di assegnare al Sud ben il 60% dei fondi a disposizione. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato in Consiglio dei Ministri, assegna alle regioni dellItalia meridionale una quota imponente di fondi: circa 82 miliardi di euro. Si tratta del 40% di tutte le risorse territorializzate, cioè con una destinazione specifica sui territori. Importante però anche evidenziare che se le regioni meridionali sapranno sfruttare questa opportunità, la quota del 40% potrà aumentare anche significativamente. Le ultime stime rese pubbliche dal Ministero per il Sud e la Coesione territoriale, che ha rielaborato i dati del Ministero dell'Economia e delle Finanze riguardo allimpatto sul PIL italiano e su quello meridionale delle misure e delle riforme previste nel PNRR, stimano che il Sud crescerà del 24% in 5 anni, quinquennio 2021-2026, rispetto al valore del 2020.

Oggi il PIL del Mezzogiorno rappresenta il 22,7% di quello nazionale; nel 2026, se le misure del Piano saranno pienamente applicate, il PIL del Mezzogiorno costituirà oltre il 24% di quello nazionale. Se si sarà in grado di gestire questa grande opportunità nei prossimi cinque anni, per la prima volta dagli anni '70, si avvierà un processo di convergenza tra Sud e Centro Nord.

A questo punto entrano in campo da protagoniste tutte le amministrazioni meridionali con un compito importantissimo, il dimostrarsi capaci di ottimizzare al massimo le tante opportunità che offre il Pnrr, realizzando un'inversione di tendenza che tutti, partendo dai cittadini meridionali rivendicano a gran voce da anni.

Buttiamoci alle spalle la tradizionale contrapposizione tra nord e sud, e ricordiamoci che tutto ciò che viene messo in campo per il Sud non è soltanto per quei territori ma in realtà anche per il Nord, perché mai come in questi tempi di crisi assoluta leconomia dellItalia è assolutamente collegata al Sud.

Lo sforzo vereo sarà anche quello di saper dire di no a politiche di assistenzialismo, sempre auspicate ma dimostratesi inutili, per il Sud. Nel Mezzogiorno ci sono tanti esempi virtuosi, dobbiamo fare in modo che non siano dei casi isolati e per questo si devono migliorare le infrastrutture materiali che nel Pnrr saranno finanziate. Non ultima in termine di rilevanza, sarà la capacità di fare fronte comune per impedire alla criminalità organizzata di infiltrarsi nella spesa dei fondi, perchè un treno così non passerà più.

 

Massimo Maria Amorosini

Direttore Responsabile Economia News

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